Exaudi Roma
Fine Novembre a Roma ... ancora una bellissima giornata, ancora una volta Iuppiter Pluvius, Tonans, Fulgor, Lucetius è stato clemente con la città risparmiandola dalla pioggia, dai tuoni, dai fulmini e regalandoci un luminoso cielo azzurro ...

Passando per Via dei Fori Imperiali si nota un edificio unico al mondo costruito sull'esedra sinistra del Foro di Augusto ... forse una domus romana riutilizzata nel Medioevo ...

è la Casa dei Cavalieri di Rodi che alla fine del '400 il cardinal nepote di Paolo II, Marco Balbo trasforma dandole caratteristiche di villa rinascimentale ....

Indubbiamente la cosa più fantastica della ristrutturazione quattrocentesca è la bellissima loggia prospicente la residenza pontificia di Palazzo Venezia

Dalla Loggia si gode una vista "mozzafiato" sul Fori ....







Foto che ci commuovono con la loro bellezza ... io non saprei trovare parole per commentarle.
La ricostruzione in pianta dei Fori Imperiali ... un grandioso insieme di piazze porticate con templi costruito dal 2 a.C. agli inizi del II sec. d.C. per ampliare il centro politico, religioso e commerciale di Roma ...

E' l'inverno del 415 o 417 d.C. Rutilio Namaziano deve lasciare Roma per tornare nella sua terra d'origine la Gallia Narbonese ... sa che non rivedrà più Roma ... negli occhi ha la fascinazione prodotta dalla realtà di quello che noi possiamo solo vagamente immaginare guardando questa pianta ... e forse, il degrado è già iniziato ...
Ha nel cuore un rimpianto infinito quando scrive il suo addio ...
« Exaudi, regina tui pulcherrima mundi, inter sidereos, Roma, recepta polos; exaudi, genetrix hominum genetrixque deorum: Non procul a caelo per tua templa sumus. Te canimus semperque, sinent dum fata, canemus: Sospes nemo potest immemor esse tui. Obruerint citius scelerata oblivia solem quam tuus e nostro corde recedat honos. Nam solis radiis aequalia munera tendis, qua circumfusus fluctuat Oceanus; volitur ipse tibi, qui continet omnia, Phoebus eque tuis ortos in tua condit equos. Te non flammigeris Libye tardavit arenis; non armata suo reppulit ursa gelu: Quantum vitalis natura tetendit in axes, tantum virtuti pervia terrae tuae. Fecisti patriam diversis gentibus unam; profuit iniustis te dominante capi; dumque offers victis proprii consortia iuris, Urbem fecisti, quod prius orbis erat. » | « Del tuo mondo, bellissima regina, o Roma, ascolta; ascolta, nell’empireo ciel accolta madre, non pur degli uomini ma d’ celesti. Noi siam presso al cielo per i templi tuoi. Ore te, quindi cantisi sempre, finché si viva; dimenticarti e vivere chi mai potrebbe, o diva? prima del sole negli uomini vanisca ogni memoria, che il ricordo, nel cuor, della tua gloria. Già, come il sol risplendere per tutto, ognor, tu sai. Dovunque il vasto Oceano ondeggia, ivi tu vai. Febo che tutto domina si volge a te: da sponde romane muove, e nel tuo mar s’asconde. Co’ suoi deserti Libia non t’arrestò la corsa; non ti respinse il gelido vallo che cinge l’Orsa; quanto paese agli uomini vital, Natura diede, tanta è la terra che pugnar ti vede. Desti una patria ai popoli dispersi in cento luoghi: furon ventura ai barbari le tue vittorie e i gioghi; ché del tuo diritto ai sudditi mentre il consorzio appresti, di tutto il mondo una città facesti. » |
(Rutilio Namaziano - De reditu - Liber I (traduzione di Giosuè Carducci)) |
Se è vero che "tradurre è tradire" .... il Carducci ne è un luminoso esempio, non che il Pascoli sia stato da meno.
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